C’è una generazione di giovani che deve riappropriarsi del futuro. Lo dovrà fare a dispetto della generazione precedente che, al contrario, ha fatto del presente la propria esclusiva vicenda umana e sociale…
Anzi, del futuro ha persino eroso una parte di risorse e potenzialità. Siamo sempre più una società di divari e dislivelli, dove punte di innovazione, socialità e imprenditorialità non riescono purtroppo a trascinare e a permeare gran parte della comunità. In queste minoranze positive possiamo annoverare gruppi di ogni tipo che nell’aggregazione e nella volontà di perseguire la propria visione della vita dissodano continuamente terreni, attrezzandoli per il domani.
È una condizione della società elastica (da non confondere con “flessibile”) dove le fughe in avanti richiedono sforzi sempre maggiori per vincere le resistenze e dove le ambizioni si stemperano nel tentativo di non regredire piuttosto che progredire.
Un segno di cambiamento parte da un progetto e ovviamente dalla capacità di delineare una nuova direzione. Buon senso, buona volontà, spirito di sacrificio sono condizioni essenziali per iniziare, ma la complessità della società richiede anche competenze, abilità nell’uso degli strumenti possibili, sensibilità nel cogliere i bisogni quotidiani. Lo scopo della formazione è allenare alla comprensione di ciò che ci circonda, fino a far emergere dalla nebbia una vision, una prospettiva condivisa, sulla quale costruire tutti gli eventi e sviluppare la creatività di progetti a lunga scadenza.
Per questo abbiamo iniziato con i bambini, sviluppando attività che si fondano sul valore e sul rispetto delle “regole”. Con i ragazzi delle medie e superiori abbiamo esplorato l’aspetto “dell’assunzione di responsabilità”, la spina dorsale di qualsiasi convivenza civile. Con gli adulti la terza parola chiave si chiama “coerenza”, l’unica che permetta di chiudere il cerchio, rinforzando i precedenti due passaggi.
Questo esemplare percorso di formazione nasce quindi da lontano, da un lavoro compiuto proprio con i giovani, ovvero coloro che spesso sono definiti i “professionisti dell’incertezza”, ma che in realtà sono i più legittimati e qualificati a prender parte al dibattito sul “futuro”. Ringrazio perciò in modo particolare i relatori e il Gruppo Interfaccia per questa straordinaria occasione di crescita e partecipazione reale alla vita della nostra comunità.