Un argomento complesso quello della Cultura: terreno accidentato dove si confrontano visioni e concezioni spesso differenti. La prima impressione è proprio questa: non ci siamo mai realmente accordati sul significato del termine cultura, lo dimostra in un certo senso il nostro bisogno estremo di “premi letterari e cinematografici” come sistema di coordinate utile per orientarci nelle nostre scelte. Tuttavia la cultura non è un atto amministrativo privo di valore qualora un notaio non lo notifichi, è piuttosto la sintesi di prospettive diverse, spesso in evoluzione…

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Da queste premesse tentiamo allora di formulare una definizione, anche se mutuata dal “Devoto Oli”, anzi, prima ancora della sua definizione, cerchiamo di capire l’utilità della cultura, in una sorta di processo logico solo apparentemente invertito, in quanto il valore di una qualunque cosa dovrebbe essere determinato anzitutto dal bisogno ch’essa soddisfa: più il bisogno è grande e più valore ha la cosa che lo appaga.

Nei miei primi anni di assessorato non era difficile incontrare persone che sostenevano questa tesi: ”al posto di un concerto, o di una manifestazione, sarebbe meglio migliorare o aumentare i servizi ai cittadini”. Su questo assioma si può aprire un dibattito di grande portata, non facile da districare nelle ragioni, specie se ci si discosta troppo dal nostro passato remoto.

Questo territorio, successivamente al passaggio di Napoleone (il vero “Attila” del Veneto che ha spogliato e gettato nella miseria le nostre terre), ha dimenticato che è figlio della storia veneziana che ha retto 1000 anni di civiltà partendo da una terra paludosa e inospitale.

Sono i cromosomi di una conoscenza che nel dopoguerra sono emersi prepotentemente e hanno decretato il miracolo del nord est (definizione fastidiosa, ma solo per coloro che non l’hanno vissuto). Conoscenze e capacità di girare il mondo, spingendosi a cercare affari e nuovi mercati, con una determinazione così febbrile da aver contagiato gran parte dei Veneti.

Ma lo scambio non è mai solo di merci: ciò che alla fine ha circolato sono frammenti di sapere che si sono proiettati nel bene e nel male come l’unica opportunità di coesione e di capacità di mantenere il nostro livello sociale. Conoscere, saper interpretare, cogliere le opportunità, saper convivere con altre culture sono stati fattori che ci hanno permesso di crescere in un mondo in evoluzione senza perdere mai il passo.

Un ulteriore passaggio verso la soluzione delle difficoltà economiche è rappresentato dall’innovazione che come è noto è alimentata da talenti. Storicamente ne abbiamo sempre avuti molti; molti ne abbiamo ancora, e lo vediamo tutte le volte che spianiamo loro la strada, anche solo di poco, aiutandoli ad esprimersi e dando uno sbocco alle loro capacità.

Sullo sfondo di questa visione, di questa enorme eredità comune, si è innestata la strategia culturale di Conegliano, valorizzando ciò che esiste e nasce senza sosta: le oltre 300 associazioni sono una fucina continua di sperimentazione, di progettualità e di confronto che non ha eguali. Lavorare in comunione con loro è stata per l’amministrazione la carta vincente che ci ha portato ad avere ogni anno nella sua globalità oltre 1200 occasioni diverse d’incontro per e con la popolazione.

L’intera attività svolta dall’attuale amministrazione si può riassumere facendo riferimento a due fili conduttori di grande importanza: la formazione e l’accesso.

Sulla Formazione il primo caposaldo è la scuola. Ciò comporta di credere nei progetti, appoggiarli ed avere una forte considerazione per la qualità dei nostri insegnanti, ad iniziare dalle materne. Il risultato è una generazione di straordinaria energia e talento, al punto che le nostre scuole superiori nelle gare nazionali che si svolgo fra istituti hanno sempre vinto il primo premio. Il territorio ha un dovere e un impegno enorme nel raccogliere e incanalare questi talenti, poiché i frutti di questi progetti sono in grado di migliorare l’esistenza di noi tutti.

Conegliano è probabilmente in Italia la città che ha sviluppato la maggiore attenzione per la formazione della cittadinanza attiva, attraverso l’ideazione e l’organizzazione di corsi specializzati.

  • Sono nati così percorsi di formazione per genitori di bambini da 0 a 3 anni sull’intelligenza emotiva,
  • per insegnanti ed allenatori,
  • per fidanzati e giovani coppie,
  • per “agenti sociali” (parrucchieri, estetisti, baristi, ristoratori e prossimamente avvocati, notai..)
  • rappresentanti di classe e d’istituto sia studenti che genitori, e numerosi altri soggetti.
  • Talora alcune iniziative hanno una portata molto ampia e cercano di coinvolgere più persone possibili al di là di una schematica divisione per categorie: è il caso del progetto sull’educazione alimentare o del futuro percorso di autostima il cui bando è già in preparazione. Infine un veloce cenno al CTP (Centro Territoriale Permanente) dove ad italiani e stranieri (di ben 50 nazionalità diverse) si forniscono delle nozioni di lingua e informatica che rappresentano quel “minimo di formazione” in grado di fare la differenza per poter poi scalare il primo gradino e porsi come soggetti autonomi e attivi all’interno di una comunità.

 

Le tre regole dell’accesso

L’altro principio cardine riguarda le tre regole dell’accesso ed è stato sviluppato tenendo conto di alcune considerazioni. Anzitutto informare su tutto ciò che accade dandone adeguata visibilità. Pertanto l’informazione è sempre avvenuta attraverso più canali possibili e soprattutto periodicamente, instaurando così col cittadino una vera e propria consuetudine. Nello stilare un calendario culturale siamo inoltre intervenuti affinché il costo della cultura fosse accessibile a tutti, fino a realizzare alcuni eventi gratuiti, invitando direttamente le famiglie coneglianesi a partecipare con una lettera personale del sindaco. Infine, abbiamo sempre ritenuto di fondamentale importanza l’accessibilità culturale, ovvero sviluppare temi che siano alla portata di ogni percorso culturale. Qui forse è bene spendere qualche parola in più.

Sotto certi aspetti è paradossale che il concetto prevalente di cultura, così intimamente foriero di sfumature e opportunità, invece che orientarsi verso una pluralità di offerte, determini al contrario un’evidente e soffocante omogeneità di contenuti, guardando a volte con disprezzo tutto ciò che non sia “arte” (in senso rigidamente accademico) o impegno civile.  Esiste al contrario una fame d’intrattenimento intelligente che autori, artisti e intellettuali sono in grado di soddisfare grazie a numerose iniziative che non di rado partono dalle fasce più intraprendenti della comunità. Si può realmente (e noi lo abbiamo dimostrato) introdurre un criterio di qualità e selezionare delle iniziative di valore che non tengano solo in debito conto la “democrazia dei gusti”, ma, cosa ben più importante, il rispetto del fruitore dell’attività culturale, che è sempre più attento e cosciente discernitore, nonché, nel suo piccolo, “costruttore” del medesimo gusto culturale. Questo risulta ancora più vero in un contesto attuale dove le diversità si ricompongono in varie identità: per appartenenza di genere, linguistica, di censo, di credo religioso e di interesse comune.

Così facendo rispettiamo la definizione di cultura di cui accennavo all’inizio, ovverocolerecoltivare”, dedicarsi con passione in tutti i territori artistici, economici, spirituali e sociali, al fine di condividerli, riconoscerli e farne un bagaglio di conoscenza comune di un intero popolo.

Da questa definizione si evince che la cultura, rispetto l’erudizione, non ha un aspetto neutrale, ma implica un processo di crescita collettiva verso il quale, volenti o nolenti, nessuno si può sentire estraneo e nei confronti del quale, chiunque può compiere delle scelte.

Credo fortemente che l’era industriale, con la sua monotona ripetitività e la sua tendenza a rendere tutto standardizzato contraddistingua un periodo della storia recente destinato a cedere il passo a nuove e più interessanti trasformazioni. Non è facile capire com’è fatto il mondo nuovo in cui stiamo entrando, ma almeno due cose sembrano sicure: è molto diverso da tutto ciò che abbiamo sperimentato finora, ma molto simile a ciò che la nostra natura ci porta ad essere. Quel che rimarrà un cardine del vivere quotidiano sarà sempre più il rapporto tra cultura e vita. La comunità è già oggi il luogo in comune dove ci sono tanti individui disposti a condividere i frutti del sapere e dell’espressione collettiva. Non credo davvero ci sia altro modo per la cultura di procedere e definirsi se non grazie a questo processo continuo di condivisione.

Cultura
Author: Balliana

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